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RINO CARDONE, CRITICO D’ARTE RAI PARLA DI BARBARA ROMANELLI:
C’è una dimensione sensuale ed erotizzante dell’arte moderna e contemporanea (tanto nella pittura, quanto nella scultura e nella fotografia) che spinge alla lettura del corpo umano in maniera seducente, passionale e provocante. È quella che trova – nell’ambito più ristretto della fotografia – i suoi maggiori antesignani in Albert Arthur Allen (1886-1962), Wilhelm von Gloeden (1856-1931) e Robert Mapplethorpe (1946-1989). Sulla traccia – estetica ed estetizzante – della loro ricerca fotografica, s’inserisce l’esperienza artistica di Barbara Romanelli: fotografa capace di “governare” lo “specifico” della figura umana e l’”essenza minimalista” del “dettaglio fisico” e del “particolare ambientale”, al fine di provocare – nell’osservatore della sua opera – un “battito di palpebre” (una sorta di ammiccamento dell’anima, dello spirito, oltre che dell’occhio). Tutto questo nella piena consapevolezza che la storia di una vita umana (come sosteneva un cantautore di “dissacrante visionarietà artistica” come Jimi Hendrix) è più breve di un “battito di ciglia”. Una vita, dunque, dalla quale trarre beneficio. E, se possibile, in fretta. Consapevole di questo, Barbara Romanelli porta avanti una ricerca elegante, nella sua “carnalità espressiva” e nella “natura ammiccante” dell’”osservazione estetica”, che lei fa della realtà. La sua è una ricerca “giocata” sulla linearità delle forme del corpo umano e che mostra l’irresistibile fascino della figura femminile: in grado di colpire in maniera intensa (quando proposta, elegantemente, in forma fotografica) il nostro “sistema emozionale”: generale e complessivo. A giudicare dall’enfasi che Barbara Romanelli presta nei confronti della “corporeità fisica” e nei riguardi dell’”armonia del corpo” (per certi aspetti, fortemente, “interiorizzata” prima di essere “fissata” con lo scatto fotografico) si potrebbe pensare ad una ricerca – in qualche modo – “minimalista” di Barbara Romanelli. Ma l’accento che lei pone sull’espressività umana, sul “calore emozionale” e sullo “scavo interiore” (che lei effettua nei confronti della realtà, al fine di riuscire a far emergere il “senso esistenziale” dell’individuo e la “vibrazione passionale” che si accompagna ai diversi “sensi fisici” della persona) fanno di lei una fotografa attenta, più che mai attenta, non solo alla “bellezza tout court”, ma anche alla “problematicità della vita”. Perché la verità è che dietro ad ogni corpo (sembra dirci Barbara Romanelli con le sue fotografie) si nasconde un “vissuto umano” e una “storia personale”. E non sempre si tratta di storie belle, chiare, limpide, armoniche e lineari. Talvolta si tratta, invece, di storie complesse, molto complicate, in chiave esistenziale e esistenzialista. E lei ci mostra tutto ciò, dopo aver avuto (nel recente passato) un approccio con la fotografia che passava (quasi esclusivamente) dalla “visione della natura” e dall’”osservazione dell’ambiente urbano”: oggi, però, approdata (rimarchiamo) a delle “soluzioni estetiche” che sono prive di “fronzoli estetici” e che mancano di “orpelli stilistici”. Una ricerca, insomma, “essenziale” nei contenuti e illusoriamente “plastica” (se vogliamo) nella traduzione delle luci e delle forme, sul supporto fotografico.
Rino Cardone – Critico d’Arte
Caposervizio TGR RAI Radiotelevisione Italiana